Mancano oramai poche ore al nostro imbarco, ci sono alcune cose ancora da sistemare, come ad esempio comprendere che fine abbia fatto il documento che certifica il pagamento per mettere una valigia in stiva. Controllando gli ultimi dettagli ci siamo accorti che al rivenditore risulta il pagamento, ma al nostro vettore no. Abbiamo tutto il tempo del viaggio verso Fiumicino per affrontare la questione partendo in modo civile, poi si vedrà.
Un aspetto importante, per alcuni difficile, per non dire pesante, è la questione degli omiyage, il pensierino, il souvenir da portare al ritorno da un viaggio. In Italia era, ed è ancora, in uso l’idea di portare a casa un ricordo, non tanto una serie di ricordi per le persone con cui si era in contatto, quasi quotidianamente. In Giappone si usa pensare a tutta la schiera di persone con cui si è in contatto e che sono quindi informate dello spostamento: colleghi, vicini, amici, e parenti. Provate a immaginare l’impegno che richiede ricordarseli tutti, per correttezza, e trovare il pensierino giusto che piaccia e che non svuoti le tasche. Negli ultimi anni si sta cercando di limitare questa tradizione, sia per l’aspetto economico ma anche per il tempo che richiede.
Considerando che torniamo in Giappone una volta all’anno e spesso ri-incontriamo amici e amiche che non torneranno presto in Italia, l’idea del ricordino l’abbiamo abbracciata con entusiasmo.
Ci siamo accorti subito cosa significa vivere la cultura dell’omiyage: in Giappone abbiamo a disposizioni intere catene di negozi con prodotti personalizzati in base alle caratteristiche della zona in cui si trovano, a un costo che parte da 0.75 centesimi (euro) a salire, il tutto tremendamente carino, curato e volendo, anche utile. Nel significato di omiyage si trova una caratteristica importante: deve raccontare del luogo in cui siamo stati. In Italia, escludendo calamite e cartoline, non abbiamo a disposizione tante alternative per portare frammenti d’Italia ai nostri amici. Il cibo aiuta. Inteso come biscotti e cioccolatini, ma se ti muovi in un periodo in cui la temperatura media è di 30 gradi, diventa un’impresa ardua trasportare il tutto in modo civile.
Quest’anno abbiamo deciso di miscelare le due culture nell’aspetto del dono: abbiamo personalizzato gli omiyage, e dovendo muoverci lentante lungo un percorso di 1000 kilometri, in questo viaggio, abbiamo accettato l’idea di scegliere a chi, e cosa. Ricordandoci passioni, curiosità personali di chi ritroveremo, abbiamo affrontato una caccia lunga mesi di cosine giuste, scoprendo perle del Made In Italy.
Ritroveremo dopo sette anni il piccolo Milo, per il quale abbiamo deciso di togliere un’illustrazione dalla nostra parete. Riabbracceremo le due donne più eleganti di Kyoto per le quali la scelta è caduta in due pezzi vintage, e Bud Spencer ci farà fare un figurone con il sacerdote più rock del Giappone. Per la nostra amica che sta affrontando una bellissima avventura imprenditoriale, ci sono due ceramiche italiane, prese dal mitico Mario, che le faranno fare un figurone con i suoi clienti. A Firenze la mesticheria di Tucci è praticamente il luogo giusto per ritrovare pezzi della tradizione. Portiamo con noi anche un regalo speciale per un matrimonio, made in Marche, che ha richiesto un viaggio andata-ritorno Firenze – Castelfidardo in giornata. In una calda giornata. Ma di quello vi racconteremo il due luglio.
Ora ci facciamo l’ultima doccia prima di affrontare la prima tratta: Firenze – Roma.
Grazie per aver deciso di seguire questa nostra avventura.
Miriam e Daniele | bedarumica
p.s. Luca lo incontriamo direttamente a Roma.
Documentazione video di un uomo felice di volare e di una donna che proprio entusiasta non è. Ma vale sempre la pena uscire dalla proprio zona di confort, lentamente.