24 GIUGNO 2023 – Aizuwakamatsu – part 2

Il taxi di Hiromi e Masumi è giunto, griffato anche lui con l’Akabeko, non ci resta che salutarle, sperando di rincontrarle a Tokyo.

Tetsuro ha un paio d’ore libere prima di un’importante riunione e con nostro grande stupore, e piacere, ci accompagna al monte Innai, dove si trova il cimitero della famiglia Matsudaira.

Avevamo già visitato questo luogo in occasione delle riprese del video CODE of The SAMURAI : Diamond Route Japan – Fukushima, Tochigi, Ibaraki prodotto dalla prefettura di Fukushima.

Durante quel breve passaggio, tre ore di riprese e foto, eravamo rimasti colpiti dall’atmosfera del luogo, volevamo tornare con la calma che richiede un luogo del genere.

Tetsuro Shimaguchi – tourism ambassador for Aizu wakamatsu City and Fukushima Prefecture

Questo monte fu scelto dal primo daimyo della famiglia Matsudaira, nato con il nome di Hoshina Masamoto, come sede della tomba di famiglia, nel 1657. Sette delle otto tombe presenti sono in stile shintoista, costituite di tre parti.

La parte più evidente è il pilastro su cui sono incisi tutti i titoli e dettagli della carriera del defunto. Questo poggia sul dorso di una tartaruga di pietra. In Asia la tartaruga simboleggia longevità e sulle tombe ricorda anche la bontà del defunto. Osservando questi monumenti l’idea che si deve avere è che gli spiriti di questi defunti sono meritevoli di una vita eterna.

In alto, di fronte a queste straordinarie opere, si trova la tomba vera e propria, un tumulo ottagonale, che può essere circondato da tombe più semplici e piccole, per i vari membri della propria famiglia.

Quando arrivate in questo luogo, che è considerato dal 1987 sito storico nazionale, potete accogliere la gentilezza di chi conosce bene queste terre, prendendo con voi una delle campanelle che si trovano in una cassetta a sinistra di quello che possiamo considerare l’ingresso, queste sono utili ad avvertire l’orso nero asiatico della nostra presenza. Quest’area è la sua residenza naturale.

Vi abbiamo detto che sette delle otto tombe sono shintoiste, l’ottava, posta in un’altura in fondo a questa piccola vallata, accoglie il corpo di Teru Matsudaira, tumulato secondo i dettami del buddhismo: un pilastro con su inciso il nome, posto su una base quadrata. Teru Mastudaira era la terza figlia di Hoshina Masamoto, tornata nella casa di famiglia dopo il suo divorzio, arrivò ad Aizu la prima volta, dopo che la sua casata fu allontanata da Edo ( Tokyo), e qui divenne monaca buddista.

La storia di Teru è molto affascinante, a lei si lega la figura di Nakano Takeko, una Onna-bugeisha, ossia una donna guerriera, erano infatti entrambe allieve di Akaoka Daisuke che le aveva istrutite alle armi e alla cultura.

Durante l’assedio del castello di Aizuwakamastu oltre seicento tra donne e i bambini, guidate da Toru, si occupavano di cucinare i pasti, curare i feriti, fabbricare proiettili e prevenire gli incendi quando le palle di cannone colpivano la struttura. Per proteggere la monaca leader si formò un gruppo volontario di donne guidate da Nakano Takeko. Queste poi, quando la situazione si fece più dura, decisero di affrontare l’esercito imperiale con le naginata (なぎなた-薙刀), un’arma bianca costituita da una lunga lama ricurva. L’esercito imperiale era provvisto di armi da fuoco. In realtà non era permesso alle donne di scendere in campo, questo gruppo uscì di nascosto e affrontò l’esercito che quando si accorse che si trattava di un gruppo di donne smise di sparare permettendo a queste di colpire alcuni soldati.

A posteriori il loro coraggio fu riconosciuto e venne dato loro il nome di 娘子隊 Jōshitai, esercito femminile. Sono molti ancora i telefilm e libri che narrano del coraggio e della forza di queste donne, colte e tenaci.

Abbiamo avuto il piacere di vedere una donna usare la naginata durante uno degli spettacoli dei Kamui, ed era Hiromi a brandirla, in occasione dello spettacolo tenuto in Sala Vanni a Firenze, nel 2016. Osservando i suoi movimenti non è difficile comprendere come fosse letale quest’arma, se usata con estrema maestria.

Dopo la visita al monte Innai, e un saluto alla famiglia Matsudaira, ci dirigiamo verso un altro luogo importante per la storia dei samurai, per la storia del Giappone, il monte Iimori.

Siamo nel 1868, la guerra civile combattuta tra i sostenitori dello shogunato Tokugawa, tra cui i Mastudaira, da un lato ed i fautori della restaurazione dell’autorità regia sul suolo nazionale dell’imperatore Meiji dall’altro, inizia a stringersi intorno al castello di Aizuwakamatsu.

Nel tentativo di salvare il proprio esercito il signore di Aizu da l’ordine di ritarsi nel castello, nella resa una ventina di ragazzi non riesce a entrare, e cerca rifugio nel vicino monte Iimori.

Questi ragazzi erano membri dell’esercito di giovani tra i 14 i 17 anni, figli dei più importanti samurai del clan, chiamato Byakkotai (白虎隊), il Corpo della Tigre Bianca, che in totale contava 305 soldati. Si trattava di una unità di riserva.
Da questo punto di vista, potevano vedere il castello, e quando notarono le fiamme, pensando che oramai la guerra fosse giunta a termine con la loro sconfitta, decisero di uccidersi, con il rituale del seppukuru.

Momumento ai giovani del Byakkotai
Il punto di vista, in lontananza si intravede il castello.

In realtà le fiamme che videro erano quelle che le stesse truppe di Matsudaira aveva innescato come forma di difesa, il castello resistette altre quattro settimane.

La storia di questi giovani, che si erano sacrificati per non finire in mano nemica, colpì molto il popolo giapponese e giunse in Italia attraverso Harukichi Shimoi, che nel 1918 arrivò per imparare l’Italiano e insegnare il Giapponese. Shimoi, amico di Dannunzio, entrò in contatto con Mussolini, e questo nel 1928, in occasione dell’importante matrimomnio fra il principe Chichibu, fratello cadetto dell’imperatore Hiroito, e la principessa Setsuko Matsudaira, decise di fare un dono che rendesse omaggio a quei giovani che si erano sacrificati seguendo le regole del Bushido. Commissionò all’artista Duilio Cambellotti un’aquila di bronzo, colta nell’atto di spiccare il volo con le ultime forze, posta in cima ad una colonna di marmo di Carrara. Il dono è ancora presente. (Fonte)

Ora lo spirito dei samurai, la loro storia hanno un testimone importante nella figura di Tetsuro Shimaguchi, che qui osserva una terra pacifica che ora è da ammirare, tutelare e raccontare, come tutti i luoghi custodi di storia.

Prima di lasciare il monte IImori, ci lasciamo affascinare dalla struttura del Tempio della lumaca di mare, questo è il significato del suo nome, Aizu Sazaedo, costruito nel 1796. Il nome derriva dal fatto che è costituito da due rampe di scale a chiocciola, ricordando appunto la lumaca di mare Sazae.

Siamo arrivati al tramonto, e non possiamo accedervi, restiamo ancora il tempo che la luce naturale ce lo permette, e poi i sensori di movimento, che attivano le luci e segnalano la nostra presenza a valle, ci spingono a pensare alla cena.

La nostra visita si conclude salutando Testuro, e inizia la nostra caccia al cibo, tenendo presente che non siamo in una zona turistica, e soprattutto che siamo un trio difficile: vegano, vegetariana, gluten free.

L’opzione konbini anche qui è vincente, prendiamo qualcosa e dediciamo di cenare rilassati, nella sala d’attesa della stazione. Il karaoke ci da la sua smagliante buonanotte.

Leave a comment

Abilita le notifiche per ricevere le ultime pubblicazioni OK No grazie