Il nostro viaggio ora inizia sul serio, ci dirigiamo verso la stazione di Tokyo con l’intenzione di raggiungere Aizuwakamatsu. Nel tragitto verso la stazione, quello che ci era sembrata un’impressione ha la sua conferma: la mascotte di Shimbashi(新橋) è il piccione il quale ci saluta in modo gagliardo dai poster presenti sul nostro binario. La nostra impressione è sbagliata! Scopriamo che si tratta di un corvo, indossa una cravata verde, il colore di questa linea della JR, e si chiama Kuromori ( 黒森さん) corvo nero, un personaggio che ci avvisa dei pericoli, nato poco più di un anno fa.



Ci sentiamo così giovani e pieni di forza, ancora, da affrontare gli spostamenti usando i comodissimi e numerosissimi gradini di una delle stazioni più grandi del mondo per raggiungere gli uffici della compagnia JR, dove dobbiamo ritirare il pass che ci permetterà di girare liberamente su molti dei suoi mezzi, a fronte di un abbonamento di 14 giorni di 330 euro. Ci saranno delle tratte non incluse ma il risparmio sarà notevole. Basti pensare che il nostro rientro a Tokyo da Hiroshima coprirà un percorso di 803 km in 4 ore, tutto incluso in questi pass, dal costo medio di 115 euro.
Io e Luca lasciamo Daniele affrontare il ritiro dei pass, considerando che il suo giapponese è il migliore, e che l’inglese, è vero che è più parlato rispetto ai nostri viaggi precedenti, non risolve tutte le possibili incomprensioni, dubbi e smadonnamenti vari. In questa attesa, lo sguardo si perde sull’atmosfera pacifica ma frenetica della stazione, che come tante, non manca di un elogio a un artista locale. Il non-luogo stazione, in generale qui, è considerato come una galleria d’arte dove presentare le specialità locali, o i personaggi di spicco.
Nell’attesa scopro l’artista Kiyoshi Yaegashi, autodidatta, fin da bambino ha realizzato opere in apparenza astratte ma che celano architetture uniche, e osservandole con cura devo dire che mi fanno venire in mente i lavori dell’artista architetto austriaco Friedensreich Hundertwasser.
Ottenuto il pass, il famoso Japan Rail Pass, un piccolo, delicato, pezzo di carta, questo va usato per prenotare gli effettivi treni. Tenete presente che se perdete il pass, o peggio, ve lo dimenticate nei pantaloni che mettete in lavatrice, avrete perso il vostro abbonamento in modo definitivo, non vi sarà fatta altra copia. Questo viene fatto presente in ogni ufficio, ed è scritto in inglese, quindi non potete far finta di non saperlo. Abbiatene cura. Il fatto che sia delicato e facile da perdere, rende il tutto più adrenalinico. Se siete metodici come Luca e Daniele non avrete nessun problema.
*YUKKURI LESSON: il Japan Rail Pass è vincolato al numero di passaporto, è un abbonamento dedicato ai non giapponesi di fatto, quindi quando vi trovate a prenotare e siete più di una persona, fate molta attenzione. Noi siamo in tre, la prima volta abbiamo fatto diversi tentativi prima di comprendere questa cosa, non avendo un treno da prendere per forza, questo non ci ha causato nessun disagio, a parte l’antipatia di qualche santo.

Manca poco per percorrere l’ultimo tratto, e tutto intorno a noi ci indica che stiamo per arrivare nella terra dei samurai, ma prima cogliamo l’occasione di assaggiare un soba delicatissimo, in uno street food all’interno della stazione di Koritama, servito da una squadra di donnine coordinate come dei ninja, in quello spazio ristretto. Luca ha un leggero cedimento per un dolce alla mela, che sembra essere il frutto tipico della zona, ma dobbiamo andare! Non può attendere i 60 minuti richiesti, considerando che vengono realizzati lì sul momento, l’infornata richiede questo tempo. Potete vederli nel blog di Luca, ultima foto.


Considerando che siamo ambasciatori dell’eleganza, ad Aizuwakamatsu ci facciamo subito riconoscere posando con la mascotte Akabeko, la mucca leggendaria di queste terre, simbolo di perseveranza e protezione da malattie.
驚い | sorpresa
Sapevamo che al nostro arrivo avremmo avuto la possibilità di incontrare il nostro amico Tetsuro Shimaguchi, impegnato ad Aizu per delle foto e dei video promozionali, essendo ambasciatore turistico della città, per la prefettura di Fukushima, quindi quando si è aperta la porta della stazione, la nostra sorpresa è stata grande nel poter riabbracciare dopo anni Hiromi e Masumi. Con le quali inizia la bella cerimonia di scambio di cortesia, come noi in Italia ci prendiamo cura di loro, così ora loro ora ci affiancano nel check-in e ci portano a scoprire una perla del luogo.


Hiromi e Masumi devono rientrare a Tokyo, quindi ci troviamo a scegliere tra salutarle subito e andare a visitare il palazzo dei samurai di Aizu, ricostruito, visita che richiede molto tempo, che non possiamo fare tutti insieme, e tra quello che il destino ci propone, da fare insieme, nel tempo che hanno loro per stare ancora noi, qui ad Aizu. Non abbiamo dubbi. Vogliamo restare tutti insieme.

Tetsurosan fa una telefonata, attendiamo qualche minuto e le porte dello Tsuruga Higashiyama Sohonzan si aprono per permetterci una visita dedicata.

美点 | fascino
Ci troviamo in un hotel privato, disponibile solo per un numero massimo di sei persone, meta di politici e imprenditori, dove il lusso e l’estetica giapponese si presentano in un modo così armonioso da far pensare che tutto sia naturale e quotidiano. Ci viene offerto del tè, rispettando tutti i dettami della cerimonia, e berlo abbracciati dalla natura, insieme a degli amici cari, ci fa dimenticare che non siamo adeguatamente vestiti, passiamo subito all’essenza dell’esperienza e la viviamo tutta, nonostante le centinaia di foto che ci fanno, gli amici di qui sopra.



La cerimonia del tè avviene in una piccola sala in cui il soffitto ricorda con le sue macchie un mappamondo, non sappiamo se volutamente o per caso, ma in questa stanza molti diplomatici si sono ritrovati, in silenzio, trovando un punto di contatto con la natura, con il proprio ospite, basato sul silenzio e la contemplazione della bellezza.


La gentilezza del proprietario è tale che ci permette di visitare la stanza principale, dove restiamo a bocca aperta per molto tempo, e quell’idea di quotidiano sfuma, perché in questo spazio il lusso, lo percepisci, nella sua versione più elegante, strettamente legato alla natura. Vi lasciamo il link al sito per saperne di più: https://tsuruga-higashiyama.com/.




Non possiamo lasciare questo luogo senza ringraziare Jon Monoa che ci ha aperto le porte di questa perla, con un ritratto.

Ci lasciamo alle spalle questo splendido luogo, per fare letteralmente due passi ed entrare nel ristorante per mangiare tutti insieme, per poi salutare Hiromi e Masumi. Sono quasi le 17 ed è ora di pranzare, e nel paradosso estetico tipico di questo paese, entriamo in un’atmosfera anni ’70, che confina con lo Tsuruga Higashiyama Sohonzan.
Nonostante questo non sia il nostro primo viaggio, ad esclusione di Luca, assaggiamo per la prima volta l’omurice, un piatto che è sta alla cucina giapponese come un buon piatto di lasagna, sembra facile, ma non lo è. Averne la padronanza in cucina implica la possibilità di sopravvivere da soli.
Luca mette a rischio il suo passaporto, prendendo una pizza locale che ha poi definito diplomaticamente buona, la foto è in bianco e nero per motivi di rispetto.
Qui e ora, come nelle migliori storie, ci sta un bel つづく (tsuzuku ) ossia la giornata continua e il racconto sarà nel prossimo post.
A tavola Luca ha chiesto a Tetsuro cosa lo affascinasse dell’Italia e come la vede da lontano, ed è nata una bellissima chiacchierata.
Poi all’improvviso Daniele si accorge che qualcosa non va in tavola!
1 Comment
Jun Monoe in Aizuwakamatsu
Grazie !
Thank you for coming !
See you again ! ( ´∀`)